“L’Impianto dell’Eni di cattura e stoccaggio della CO2 (CCSU) a Ravenna, impianto che giustificherebbe il proseguimento delle estrazioni di gas metano utilizzandolo per produrre idrogeno e stoccando la CO2 nei giacimenti esausti, è impropriamente etichettato come “transizione energetica”. Ma di “verde” non ha nulla, perché consentirebbe di continuare l’uso anti ecologico delle energie fossili. Un progetto che ha bisogno di essere cofinanziato dai fondi pubblici, non essendo altrimenti economicamente sostenibile. Esperienze simili, fatte in altre parti del mondo, sono fallite” affermano Silvia Zamboni e Paolo Galletti, entrambi Co-portavoce Federazione dei Verdi – Europa Verde Emilia-Romagna.
“Il Governo Conte lo aveva escluso dal NGEU. Vedremo cosa farà il costituendo nuovo Governo. Con l’ulteriore paradosso che, mentre per gli impianti eolici offshore proposti al largo di Rimini e Ravenna vale la procedura di VIA standard, per il discutibile impianto di cattura CO2 valgono procedure semplificate. Un bel risultato per l’ENI e la lobby dei fossili. Siamo convinti che un progetto di riviera eolico-solare potrebbe costituire un’attrattiva turistica, e andrebbe nella giusta direzione della transizione energetica che ispira il nuovo Patto per il Lavoro e il Clima” proseguono Silvia Zamboni e Paolo Galletti.
“Rispetto alla cruciale questione del lavoro, siamo inoltre convinti che una vera transizione a favore dell’uso delle rinnovabili potrà garantire occupazione duratura ai lavoratori del settore dei combustibili fossili, che risulta sempre più in crisi a causa dell’emergenza climatica e dei nuovi target europei di drastica riduzione delle emissioni climalteranti prodotte in buona parte dal consumo dei fossili” concludono Silvia Zamboni e Paolo Galletti.